Training autogeno di I.H. Schultz
Il training autogeno è stato definito da Schultz come un "metodo di autodistensione da concentrazione psichica" che consente di modificare situazioni psichiche e somatiche. Fondamentalmente con il training autogeno si può raggiungere tutto ciò che può essere prodotto da distensione e immersione.
Con l'apprendimento dell'atteggiamento psichico passivo si sviluppano spontaneamente modificazioni psichiche somatiche in senso opposto a quelle provocate nella nostra mente e nel nostro corpo da uno stato di tensione, di ansia e di stress.
Di fronte a una situazione stimolo che, sia livello psicologico che somatico, superi una certa soglia di tolleranza, l'unità psichica reagisce, a seconda dell'intensità dello stimolo, con tensione muscolare, spasmo viscerale, sensazione di freddo, alterazione funzionale nei meccanismi neurovegetativi, endocrini, umorali. Si può inoltre avvertire sensazioni di calore al capo, l'impressione di essere sopraffatti dalle proprie emozioni e dei pensieri che si affollano nella nostra mente.
L'allenamento alla realizzazione di uno stato di sempre maggiore passività consente all'unità psichica di reagire gradualmente in senso opposto.
Non soltanto da quando veniamo alla luce, ma già dalla vita prenatale, è un continuo susseguirsi di stimolazioni fisiche e psichiche che colpiscono la nostra unità biologica.
A queste stimolazioni si reagisce: il loro incessante susseguirsi provoca innumerevoli stati di tensione realizzati dal nostro apparato psichico e del nostro apparato somatico, allo scopo di poter mantenere il più adeguato adattamento alle situazioni ambientali.
Attraverso gli anni ci alleniamo inconsapevolmente e fatalmente a queste modalità di reazione in autotensione. Non sempre però si riesce a riportarsi a uno stato di equilibrio funzionale, anche se la causa che lo aveva alterato è venuta a mancare.
La tecnica di autodistensione di Schultz ci consente di realizzare, sia a livello psicologico che a livello somatico, uno stato di per sé del tutto opposto alle reazioni in autotensione, tale da migliorare, modificare, risolvere o normalizzare funzioni psichiche o somatiche che si fossero allontanate dal loro equilibrio originario.
"Precisiamo che condizioni indispensabili per poter praticamente applicare il trattamento sono una precisa e perseverante collaborazione ed una sufficiente maturità del soggetto. Le nevrosi gravi (nevrosi di struttura), le psicopatie costituzionali e le più gravi forme di frenastenia debbono pertanto essere escluse a priori. Il suo svolgimento e tanto più favorevole e le realizzazioni del trattamento tanto più agevoli, quanto più il paziente può considerarsi psichicamente sano" (I.H. Schultz, Il Training autogeno, Feltrinelli, 1993, p.20)
Il training autogeno è stato definito da Schultz come un "metodo di autodistensione da concentrazione psichica" che consente di modificare situazioni psichiche e somatiche. Fondamentalmente con il training autogeno si può raggiungere tutto ciò che può essere prodotto da distensione e immersione.
Con l'apprendimento dell'atteggiamento psichico passivo si sviluppano spontaneamente modificazioni psichiche somatiche in senso opposto a quelle provocate nella nostra mente e nel nostro corpo da uno stato di tensione, di ansia e di stress.
Di fronte a una situazione stimolo che, sia livello psicologico che somatico, superi una certa soglia di tolleranza, l'unità psichica reagisce, a seconda dell'intensità dello stimolo, con tensione muscolare, spasmo viscerale, sensazione di freddo, alterazione funzionale nei meccanismi neurovegetativi, endocrini, umorali. Si può inoltre avvertire sensazioni di calore al capo, l'impressione di essere sopraffatti dalle proprie emozioni e dei pensieri che si affollano nella nostra mente.
L'allenamento alla realizzazione di uno stato di sempre maggiore passività consente all'unità psichica di reagire gradualmente in senso opposto.
Non soltanto da quando veniamo alla luce, ma già dalla vita prenatale, è un continuo susseguirsi di stimolazioni fisiche e psichiche che colpiscono la nostra unità biologica.
A queste stimolazioni si reagisce: il loro incessante susseguirsi provoca innumerevoli stati di tensione realizzati dal nostro apparato psichico e del nostro apparato somatico, allo scopo di poter mantenere il più adeguato adattamento alle situazioni ambientali.
Attraverso gli anni ci alleniamo inconsapevolmente e fatalmente a queste modalità di reazione in autotensione. Non sempre però si riesce a riportarsi a uno stato di equilibrio funzionale, anche se la causa che lo aveva alterato è venuta a mancare.
La tecnica di autodistensione di Schultz ci consente di realizzare, sia a livello psicologico che a livello somatico, uno stato di per sé del tutto opposto alle reazioni in autotensione, tale da migliorare, modificare, risolvere o normalizzare funzioni psichiche o somatiche che si fossero allontanate dal loro equilibrio originario.
"Precisiamo che condizioni indispensabili per poter praticamente applicare il trattamento sono una precisa e perseverante collaborazione ed una sufficiente maturità del soggetto. Le nevrosi gravi (nevrosi di struttura), le psicopatie costituzionali e le più gravi forme di frenastenia debbono pertanto essere escluse a priori. Il suo svolgimento e tanto più favorevole e le realizzazioni del trattamento tanto più agevoli, quanto più il paziente può considerarsi psichicamente sano" (I.H. Schultz, Il Training autogeno, Feltrinelli, 1993, p.20)